martedì, agosto 29, 2006

SABATO 5 AGOSTO




foto 1- Falci (con la moussaka avanzata dal rumeno)
foto 2- Angel Merda

Stazione centrale, ore 5.35

Panchina di marmo .
Intercettazione di dialogo tra madre, ex clubber che reca segni sul volto di tutti i passati divertimenti, e figlio piccolo, biondo e molto perplesso.
Madre: - Vedi, tra dieci anni ti scorderai completamente di questa vacanza a Cattolica con me e te ne andrai tutto contento ad Ibiza. Sinceramente, preferisci Cattolica o Ibiza?
Figlio: - Ibiza! Ibiza!
Madre: - Ecco, mi viene male se penso che venti anni fa ero io ad andare ad Ibiza e che adesso mi tocca fare le vacanze a Cattolica dove il mare ha il colore del piscio.

Sui vagoni del treno si è palesato il motivo di cotanta presenza di ragazzotti post-adolescenti, testosteronici e con occhiali da sole a fascia (unitamente ad un eloquio insostenibile). Il motivo di fondo è, molto semplicemente, che tra le fermate del treno vanno annoverate anche Rimini e Riccione.

La Cristina Falcinella è una delle poche donne al mondo ad essere riuscita a lasciare l’EX fidanzato (il Tenconi). Probabilmente (dico io) in vista di possibili bagordi greci.

“Sono povera con tre bambini senza casa e lavoro aiutate la mia famiglia con un poco di soldi per amor di Dio. Grazie. Dio vi protegga.” (Biglietto trovato all’improvviso sul mio zaino. Potrebbe tornarmi utile ma ho deciso di incollarlo tra le pagine del diario per scaramanzia)

Intanto sulle poltrone del treno si discute sul fatto che se una non tromba, non è lei che deve entrare nel mood ma è il mood che deve decisamente entrare dentro di lei.

Nota per il viaggiatore sprovveduto: Attenzione! Il bus 4/1 diretto dalla stazione al porto di Ancona porta ovunque tranne che nei pressi del porto. Onde evitare inutile schiacciamento di vertebre e/o compressione polmonare sarebbe bene munirsi di bagaglio leggero alla partenza. E non di un macigno pieno di canotte di piombo.

Porto di ancona, ore 15.00
Portacenere in rumeno si dice “sgrumiera”.

Nave trash in notevole ritardo sulla tabella di marcia. Ponte esterno brulicante di scarti umani provenienti dall’hinterland europeo e milanese. Queste presenze satellite della Comunità Internazionale, per la gran parte con denti rotti (o addirittura senza), baffi spropositati, fiatella d’aglio e ascelle ribellate come se piovesse, hanno occupato ogni più recondito anfratto di questo cargo (“battente bandiera liberiana”), dandoci però la possibilità di conoscere Angel Merda. Il nostro uomo-nave.
L’uomo rumeno villoso e spavaldo che stavamo proprio cercando.
L’uomo che ordina cibo al bar e che lo avanza al nostro tavolo.
L’uomo che si cambia per la piscina e che si infila un costume che più flaccido non si può. L’uomo che desidera (forse) acquistare i bracciali della Falcinella e che, alla risposta evasiva (“non lo so”) riguardo al loro effettivo costo, risponde con l’unica parola in italiano che veramente riesce a pronunciare correttamente, e cioè: “succhiamelo”.

Estratto di dialogo tra la Falcinella e il rumeno:
Rumeno: -Tu parla romano?
Falci: - No, Milano

Constatazione dell’ultimo minuto: il mare Adriatico è color piscio anche molto lontano dalla costa. Un giallo cianotico abbastanza inquietante. Forse le scorie di Rosignano Solvay si sono spinte ben oltre le più ciniche aspettative. O forse i bambini chiassosi, in vacanza sulla ridente riviera marchigiana, hanno fatto solo il loro sporco, molto sporco dovere.

Happyend Sandwich.
Se si decide di mangiare qualcosina, tutto sommato forse è il caso di muoversi un pelo prima che chiuda il self-service. E non un pelo dopo. Più che altro per non trovarsi ad acquistare gli ultimi 3 Happyend Sandwich che, con il loro sapore incerto e la loro gommosissima consistenza, assicureranno si una dolce morte, una morte lieta (come del resto suggerisce il nome), però fanno veramente cagare.

Il raccapricciante Angel Merda ha appena rubato la luminosa idea della Falcinella di stendersi tra una scarpa da tennis marcia e degli scarti di cibo (stiamo cominciando ad ambientarci).
La Silvia gli scatta una foto furtiva ma poi, indispettita, esclama: - Non so se la mia voglia di cliccare su “cancella file” resisterà fino alla fine della vacanza.

Io e la Falci ad un certo punto ci troviamo a considerare, rassegnate, che, forse, tra qualche ora, quando anche noi puzzeremo come capre, e l’unto fra i capelli prenderà il sopravvento sulla nostra persona, avremo proprio poco da fare le fighe residenti in un occidente civilizzato che fortifica il nostro ego.
Tra qualche ora il gap tra noi e l’universo zingaro sarà talmente minimo da rasentare lo zero.

E dopo aver esaurito innumerevoli divertissement da viaggio ed aver espletato bisogni fisiologici (espletabili su una nave di disperazione etnica, sia chiaro), qualcuna di noi tre, non ricordo chi, esclama sospirando: - Aaaaah…e un’ora di viaggio è passata!
Dovendone passare altre ventuno, ho il timore che Angel Merda, in tutta la sua possente rudezza e cafonaggine, possa tornare utile (la Falci, data la posa da viziosa che ha assunto per la sua pennichella, forse conosce anche il come).
Io, intanto, devo accantonare l’idea di scrivere “La più bella guida sulla Grecia che sia mai stata scritta” visto che non vorrei tornare pallida ed emaciata pur di annotare ogni stronzo avvenimento della vacanza. E’ vero che forse è più divertente che girare quel filmino che avevo in mente, però tra un resoconto e l’altro, è possibile che mi stia perdendo qualcosa di veramente fondamentale.
Tra le cose che sicuramente non mi sono persa vorrei intanto annoverare la postazione al piano di sotto dei "“professionisti del sesso di gruppo". Un apparecchiamento di materassini, sacchi a pelo e quant’altro, in vista di un’orgia collettiva a cui stasera non mancheremo di assistere.

“Se non sapete chi siamo, guardateci l’uccello. Siam di Cinisello, siam di Cinisello”

Perlustrazione sottocoperta, ore 17

Faccio un giro all’interno di questa nave che si propone essere superaccessoriata. Invece, nella zona intrepidamente intitolata “5th avenue”, mi duole rendermi conto del fatto che gli “shops”, tanto millantati dall’altoparlante, vendono, oltre a gadgets improbabili, una gran quantità di inutile merchandising di questa compagnia di trasporto che, appunto, ci trasporta. Il dramma è che si sono dimenticati l’edicola. Ed io adesso sono completamente tagliata fuori dalle vicissitudini amorose delle veline, dalle querelles ereditarie della ex monarchia pappona italiana, dal toto-topless della settimana.
Se questo drappello di avanzi umani è un affidabile campione di ciò che ci attende laggiù, io non mi freno dall’esclamare: “il gossip greco, ma anche no”.
Ma non c’è nessuno che si ribella a questo stato di cose? E’ mai possibile che nessun italiano si sia presentato alla direzione del natante minacciando di morte il capitano alla richiesta di una copia di “Eva 3000”?
Necessaria una lettera al Corriere.

Lo stupore mi assale quando scopro che, dall’altra parte del ponte esterno della nave, c’è tutto un mondo fresco e giovane che vibra.
Lo schiacciamento di vertebre e la conseguente mancanza di flusso sanguigno in direzione del cervello ci ha fatto scagliare gli zaini nel primo posto plausibile che ci si è presentato. E che dopo due minuti già non era più tanto plausibile. Ma ormai era già troppo tardi.
Il mondo fresco e giovane intanto ghigna beffardo, mentre parla lingue riconoscibili, veste abiti dai colori sgargianti, scherza e ride senza preoccuparsi della fame nel mondo, dei panini Happyend. Alla facciazza nostra che, invece, siamo dominate dalla preoccupazione che gli abitanti del nostro girone non gesticolino troppo nel parlare, sopraffacendoci con l’ascella.

Mi stendo sul mio sacco a pelo.
Volto la faccia a destra e, oplà, mi si para innanzi un piede. Di sconosciuto.
Falcinella (posseduta dall’ironia): -Volevi solo le ascelle? Dopo un po’ sai che noia…
Il piede è la goccia che fa traboccare il vaso. Ci spostiamo indignate dal parterre putrido al meraviglioso mondo dei giovani (dove un gruppetto sta sicuramente giocando a “merda” e lo si intuisce chiaramente dalle mazzate che tirano sul tavolo).

Sempre nave della speranza, ore 22

Le tre desperate passengers, nei loro sacchi a pelo inguainate, si apprestano ad abbracciare la notte. Sti cazzi. La musica dagli altoparlanti non vuole saperne di tacere, le lampade al neon illuminano a giorno, tutt’intorno febbrili preparativi di gente che va-gente che viene (da dove e per dove per Dio?). Tutti intenti a preparare giacigli scomodissimi (per quanto ci sia chi con una pompa stia affannandosi a gonfiare materassi che neanche nella suite di Briatore), oppure a rompere i coglioni in vario modo ma in egual misura.
Non so dire se sia la nave che vibra e oscilla oppure se sono io scossa dai fremiti dell’isteria da stanchezza.

Intanto il cellulare continua a propormi messaggi di benvenuto croati.
Ok, ho capito che voi in Croazia siete ospitali. Ma io sto andando in Grecia e vorrei dormire.
Pare addirittura che alla Falcinella sia comparso ad un certo punto un ridicolo “benvenuti in Islanda da Tim”. Ed è tutto tranne che l’Islanda qui. Giuro.

Si sa, il mare aperto è una zona fuori controllo, una zona di flussi, di onde impazzite che si incontrano nell’etere, nell’aere, nell’acqua. E dal momento in cui è pure una zona franca, sarò franca e fuori controllo anche io. Tra un po’ spengo il cellulare (dove adesso compaiono avvisi di chiamata di gente che non sento da vent’anni), mi alzo in piedi e comincio ad urlare insulti rigorosamente in italiano. Visto che le uniche due parole che so, e che qui intorno potrebbero comprendere sono:
-sgrumiera (portacenere in rumeno)
-gyros pitta (pietanza greca)
e non hanno di certo la stessa potenza fonetica del nostro inossidabile “vaffanculo”.

In attesa che sopraggiunga un sonno improvviso simile a coma, mi accorgo che intorno gli animi si stanno placando. Dunque mi riavvolgo nella guaina, mentre una pankastra birra-munita mi osserva con l’espressione più neutra e vuota che mi sia capitato di ricevere.
Scoprirò in seguito che quella birra era la mia che avevo avanzato dalla cena.

Il vociare (confuso si, ma in gran parte debitore ad un ceppo linguistico slavo-albanes-croato-greco-rumeno) si affievolisce di brutto.
La musica, puf, si è interrotta magicamente e non me ne ero neanche accorta.
Così ho evitato di sfoggiare sia il vaffanculo, sia il coltellino ad estrazione automatica donatomi dal papi.
Ma, comunque sia, ha da passà ‘a nuttata.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Patrick Süskind: un dilettante.

Un sogno: vedere Angel Merda trionfare al Grande Fratello.

Anonimo ha detto...

Hello. And Bye.