



foto 1- breakfast
foto 2- vista dal nostro appartamento
foto 3- Parikia
foto 4- Aliki
Paros (la nostra Itaca), ore 2.00
La nave attracca al porto di Paros e il nostro bel Dimitri (dopo Dimitri from Paris, ecco la nuova stella nascente: Dimitri from Paros) ci attende munito di targhetta con scritto sopra “Albergo Anna Platanou”.
Lui: superiore ad ogni nostra più rosea aspettativa. Niente monociglio, niente profilo greco.
Invece è un bel mix frullato di Ricky Martin, Gigi Rizzi da giovane e il Verdone dei tempi d’oro. Districandosi amabilmente in una lingua fusion italo-greca-inglese ci porta nel suo mini pullmino dove sono seduti ad aspettare altri ragazzi. E da lì parte con un attacco di logorrea che ci accompagna dal porto alla casa (anzi: al rifugio di fortuna ricavato in una stanza-magazzino…quella cosa senza letti ma con i materassi, per intenderci…ma dopo aver dormito distese sopra al marcio, un materasso per terra è un lusso che non potevamo farci sfuggire).
Dal monologo del nostro uomo-vacanza abbiamo appreso, oltre al fatto che è un gran furbacchione e che ci ha anche proposto di andare a dormire a casa sua (“tanto io dormo che sono stanco”), che lo scandalo di Calciopoli ha veramente avuto la rilevanza internazionale di cui tanto si è parlato. Evito però di fare un resoconto di cosa pensa Dimitri della Juve e del calcio malato, dei nuovi acquisti dell’Olympiakos e del fatto che i giocatori vecchi vanno benissimo per il Panatinaikos.
Segue: commiato da quel melting-pot linguistico, doccia con bacarozzo incorporato, intasamento del water, 2 o 3 discorsi tra noi brevi e sconnessi e ronfata a sasso.
Una frase a caso di Dimitri: - If you want potete aspettarmi in the car. Maybe un po’ caldo
Nota per il viaggiatore sprovveduto: è ufficiale, al porto della gente (che siano pescatori non ci è dato sapere) assale i turisti offrendo camere.
Proprio come un tempo si veniva assaliti in Piazza Vetra.
Alle 3.30 di lunedì 7 agosto abbiamo dunque totalizzato:
- un tragitto casa – Stazione Centrale in taxi
- un tragitto Milano – Ancona in treno
- un tragitto stazione di Ancona – porto di Ancona in bus
- un’epopea Ancona – Patrasso in nave
- un tragitto Patrasso – Atene in pullman
- un tragitto stazione dei bus di Atene – Atene centro in bus
- un tragitto Atene centro – Pireo in metrò
- un tragitto Pireo – Paros in nave
- un tragitto porto di Paros – casa nel pullmino di Dimitri
Il tutto sarebbe stato riassumibile con:
- un tragitto Milano – Paros in aereo
(che probabilmente potremo permetterci nel mese di agosto solo quando saremo ricche come Madonna che, tra parentesi, sta cominciando a cantare adesso a Roma)
E dopo tutto ciò copio/incollo la frase-simbolo:
“Perché maybe sarete stanche”
Sms di mammà: “Siete giunte a Betlemme?”
English breakfast in un bar dal nome francese (e siamo in Grecia), ore 10.30
Colazione sul lungomare al Tres Jolie. Mix micidiale di caffè, yogurt e succo d’arancia, dall’esito ovvio. E poi, ma proprio per fare le fighe,: uova con bacon, pane e marmellata (nb.: le marmellatine non consumate ovviamente sono infilate d’istinto nella borsa, sapendo perfettamente che a casa non le mangerai mai, ma la tradizione insegna che certi gesti vengono automatici).
La spiaggia di Parikia (la località principale di Paros) non è granchè, anzi, è piena di alghe e il mare abbastanza marrognolo. Ma il nostro umore si risolleva in poco tempo. Dopo un giro nel paesello (case bianche, glicini a strafottere, negozietti, localini, suggestiva popolazione locale e bla bla bla) ci compriamo a tempo record tre cappelli uguali (con l’idea di aggiungerci ogni volta una pin con scritto “I love” e il nome dell’isola che avremo visitato).
Rimiriamo fantastici monili e amenità, ci ricordiamo di bere prima di evaporare dal caldo, ma soprattutto: decidiamo di noleggiare dei motorini.
Telefonata a Dimitri che, da mafioso qual è, ci indirizza nella scelta (nb.: Loukis).
Nota per il viaggiatore sprovveduto: prima di partire ho dato un occhio alle opinioni che circolano su Internet riguardo a Paros. Sembra che la cosa fondamentale che definisca l’isola, a detta dei bloggers, sia un fantomatico viavai di giovinastri in motorello che si sparano sti 30 km in lungo e in largo alla forsennata ricerca di divertimenti.
Ancora mi chiedo come abbiamo fatto a passare oltre a questa descrizione deprimente.
In ogni caso, abbiamo fatto bene.
E sulla parentesi motorini, mi tocca passare momentaneamente la parola a colei (la Silvia) che è stata più provata dal primo approccio. Colei che ogni tanto si spingeva avanti con il piede vista la mancanza di ripresa del mezzo, colei che ha avuto seri problemi in curva e che ogni volta che ci fermavamo pronunciava una frase con dentro la parola “suicidio”.
Mini resoconto della Silvia: “Ebbene si, è meglio che io avvisi il giovane e inesperto lettore. Al momento dell’affitto del motorino la Valenta chiede: “Chi ha più esperienza di motorini?”. E’ chiaro a tutti che la Cristi(a)na occupa il primo posto. Evidentemente quel poco che io e la Vale abbiamo visto (e sentito) per le strade di Paros ci spaventa ma prendo l’iniziativa e calo la mia patente all’ennesima greca sovrappeso e maleducata. Naturalmente sono a secco di olio e benza, allora via verso il primo distributore. Il prezzo a spanne si tratta. Il mezzo manca completamente di ripresa a basso regime ed è decisamente “spanato”. Il che si sopporta bene sulle lunghe distanze ma sui tratti brevi o nelle curve rischi veramente da fermo di schiantarti o ammazzare qualcuno. Il tempo di prenderci la mano però e mi viene voglia di cavalcare tutta l’isola al limite delle possibilità. La leggenda dei pazzi in motorino a Paros prende forma: sono io!
Ps.: siamo le uniche con il casco”.
Io: - Siamo amiche di Dimitri, c’è uno sconto?
Noleggiatrice di motorelli: -No.
Giro completo dell’isola in motorino, ore 18
Siamo talmente entrate nell’atmosfera del luogo che abbiamo fatto esattamente ciò che il luogo si aspettava da noi. Però abbiamo effettuato il tour all’ora del tramonto che è l’ora più figa in assoluto.
E’ vero, non cercavamo i divertimenti (come un vero turista a Paros deve fare) ma vedremo di darci da fare domani.
La Silvia ha smesso di barcollare ed ha preso una confidenza con l’acceleratore che non ci saremo mai aspettate. Io, con una Falcinella dietro, ho guidato (il mio passeggero dice come un truzzo di Rozzano che gira la manopola con il gomito in fuori) un mezzo assai scassato, storto e privo di frecce.
E’ vero, sottoscrivo, le manovre di fino con quell’aggeggio sono impossibili da effettuare, ma, grossolana per grossolana, la perlustrazione ci ha regalato tutta una serie di emozioni.
A partire dalla vista delle isole che circondano Paros, la luce e i colori che ti aspetti dalla Grecia. Poche pecore, devo dire. Meno del previsto. Paesaggio bruciato dal sole, qua e la spruzzato dal bianco di alcune manciate di case. Pochissima vegetazione in generale.
Ogni tanto una garbata speculazione edilizia: scheletri di cemento armato che però non superano mai i due piani di altezza. Dei piccoli e deliziosi ecomostri.
E adesso, dopo una doccia, torniamo in pista e vediamo com’è la ballotta della sera.
Dobbiamo assolutamente farci una cumpa.
La serata in poche parole
Ci perdiamo per le stradine di Parikia alla ricerca di un pizza-metro che avevamo adocchiato in mattinata e che non ritroveremo mai più. Facciamo lo stesso tratto di mare almeno 200 volte con il sottile dubbio che si insinua di stare vivendo un deja-vu.
Dopo molto peregrinare decidiamo che il nostro locale della cena deve essere assolutamente uno splendido punto ristoro à-la-carte che ci ha poi fornito delle maialate degne di un cinghiale in astinenza di lipidi (assortimento di dips spalmabili con tzatziki al centro, baked potatoes e pollo al curry con una devastazione di formaggio fuso sopra, un hamburger con delle patatine fritte più grandi di lui). Tavolino e seggioline colorate in graziosa piazzetta dove mi saranno passate di fianco un numero impronunciabile di coppiette mano nella mano.
L’unico essere mediamente guardabile la Silvia se l’è mangiato con gli occhi. Ma solo per due secondi perché poi eravamo già alla ricerca di un gelato (i dolci, è noto, servono a compensare la carenza di cibo maschile per gli occhi).
Ritorno in motorino con la ventazza gelida della sera. Ho resistito alla tentazione di addormentarmi alla guida finchè poi non ho perso i sensi sul letto, seduta e appoggiata alla testata.
Dunque niente cumpa ancora.
La Silvia, a tal proposito, suggerisce di intortarci i nostri coinquilini di veranda (nb.: francesi e visibilmente omosessuali). Invece, la coppietta di italiani, che pensavamo già partita, dal momento in cui ha quasi sicuramente ascoltato tutti i nostri discorsi di donne sulle prime esperienze sessuali dalla finestra, e sapendo quindi tutto ciò che di gustoso c’era da sapere su di noi, è automaticamente out.
Fervono i preparativi per una nostra grigliata (immaginaria) in veranda venerdì.
Le due donne della sfida
Io e la Falci in un delirio di onnipotenza abbiamo deciso che è giunto il momento di sfidare l’infinita maestà di Poseidone. Ci apprestiamo ad organizzare una stoica traversata Paros-Antiparos su mezzo galleggiante di fortuna (si provi a pensare ad uno di quelli che vengono utilizzati dai disperati pieni di ardimento per la traversata Florida-Cuba). Io mi accontenterei anche di un ridicolo coccodrillone gonfiabile, o anche del famoso e introvabile bananone nella speranza di venir identificate come “quelle del bananone”. La Falci invece mi ha fatto notare che se riuscissimo a noleggiare una canoa, l’impresa acquisterebbe sicuramente dignità sportiva. Quanta saggezza,
Chiederemo a Dimitri se conosce qualcuno che noleggia canotti per bambini.
Tutte le facezie immaginabili andranno chieste a Dimitri prima di conoscere sua madre Anna Platanou (che sarà tipo: alta un metro e 20, porro, baffo nero e crocchia), padrona incontrastata di tutta l’isola nonché reggitrice assoluta del microcosmo-turisti (è citata pure dalla Lonely Planet). Quando andremo a conoscerla e le baceremo le mani dovremo essere molto serie. E soprattutto molto abbronzate.
Io comunque, vi avverto, parto con una serie di punti di vantaggio:
- sapendo leggere l’alfabeto greco
- potendo sfoggiare una parola jolly come “eudaimonia”, che sui greci ha un incredibile effetto stupore (mentre per me è solo un flebile ricordo delle versioni del liceo qui pare essere usata per definire la felicità ma solo da certi intellettuali)
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