


foto 1- folklore greco
foto 2- la Falci che tenta inutilmente di fare le sue rimostranze al Tenconi
foto 3- la Falci e la Valenta from the catwalks
Le riflessioni e le commissioni
Addormentatami miseramente per ultima nel tentativo di tenere aggiornato il resoconto-eventi, dopo semi-sbronza di vino greco simil-benzina, mi sono dimenticata di annotare la scoperta divertente della sera, ovverosia:
Contati nel vano doccia numero 15, e ripeto 15, flaconi di shampoo e docciaschiuma.
A breve partirà un censimento di creme per il corpo, doposole, deodoranti e altra cosmesi, giusto per sondare fino a che punto si spinge la follia umana nell’inseguire la bellezza.
Colazione a casa con latte, cacao greco per bambini greci e cereali (2 scatole di Special K: qui c’è qualcuno che puzza di stitichezza).
Con lo Stridore giungiamo a Parikia e sbrighiamo queste 3 fondamentali commissioni:
- acquisto di un paio di stampelle color canna di fucile, cromate, impugnatura da uomo e gommini da pioggia in fondo
- faccia a faccia con la pornopoliziotta del comando (quella dei sogni erotici di Simone, in cui il capo della polizia lo picchia e lei tenta di proteggerlo)
- svuotamento del serbatoio di sportello Bancomat onde pagare automezzo alla robustona del Louki
Robustona: - And here is the tap of the benzin
Nota per il giuresperito avido osservatore della corretta applicazione della legge: non si sa se solo in questo autonoleggio oppure se sia una pratica diffusa, ma abbiamo visto i proprietari scartavetrare alcuni numerini delle targhe e scriverne altri sopra a pennarello.
Spiaggia di Hristy Akti, ore 13.30
L’Atos-Stridore ci porta senza indugio nella seconda spiaggia figa segnalata dalla Lonely Planet (e c’è da dire che nel seguirne i consigli stiamo diventando forse un po’ troppo fiscali). Come preannunciato è decisamente ventosa, popolata da windsurfers e gente greca (eravamo anche un po’ stufi di tutto questo international style). Mentre io mi inquino il cervello lasciandomi intortare sugli scismi, i concili e i sinodi che la mia guida all’ortodossia snocciola allegramente (cercando anche, ogni tanto, con insulsi tentativi di convincimento, di farmi convertire) (ma da quale religione che sono senza Dio, dico io?), Simone si fa maltrattare da un asiatico.
Bar Louridis
Momento viaggiatore sprovveduto: chi capitasse in questa spiaggia e si facesse, giustamente, dei problemi a sedersi ad un tavolino di questo baretto dal nome oggettivamente poco promettente, consigliamo invece di andare oltre al primo impatto e ordinare senza remore degli snack.
Il baretto vince anche sul versante musicale (David Byrne, così, tra capo e collo).
L’unica cosa in sintonia con il nome, ci duole comunicarlo, è il cesso.
Qui, in questo bel mare, la Barbara smette di zoppicare, nuotando supera il suo handicap e ritorna ad essere come tutti gli altri esseri umani deambulanti.
Riunione al baretto, ore 17.00
Come al solito, nonostante utili info-Lonely Planet e preziosi consigli di amicizie varie vaghiamo ancora nella più assoluta indecisione su cosa fare, dove andare a fare una gita, in quale isola spostarci.
Il mondo Cicladi rappresenta ancora quell’accozzaglia confusa di macchie di varia grandezza dove l’unica certezza è che più l’isola è piccola, più il suo nome è lungo (oltre agli assodatissimi luoghi comuni: Mykonos= froci + divertimenti oppure Santorini= coppie + bei tramonti).
Estratto di Panorama Travel: “Quando il Meltemi soffia forte, sembra voler accordare le sartie degli yacht a vela, che gemono ritmicamente mentre si passeggia sul lungomare dove si affacciano loungebar e taverne”.
Colpo d’occhio: Barbara che, senza stampelle e quindi zoppicando, si avventura verso il mare, lascia delle impronte sulla sabbia a forma di punto e virgola.
Colpo di fortuna: Nel bagagliaio dello Stridore troviamo una borsa che, oltre a contenere un paio di Puma che non piacciono a nessuno e delle medicine che non si sa, ci regala quella che diventerà la nostra ufficiale radiolina da spiaggia. Essa è di marca sconosciutissima Kchibo ma spinge musica greca locale che mollaci.
Momento-delirio della Lonely Planet: Leggendo le specialità gastronomiche greche elencate nel capitolo “cibo e bevande” mi cade l’occhio su una pietanza assurda che dobbiamo assolutamente provare:
Mastiha: sottomarino aromatizzato al mastice, si serve in un cucchiaino immerso in un bicchiere d’acqua
(il consiglio zen vale anche per il settore alimentare: smettere di chiedersi)
E dopo l’ennesimo momento drammatico seguito da telefonata del Tenconi si decide di andare a casa a lavarsi con uno dei 15 bagnodoccia e poi uscire a festeggiare qualcosa nell’Hard Rock Cafè di Parikia (c’è chi si ostina ad asserire che esista).
Se qualcuno volesse avventurarsi nella spiaggia dove siamo stati oggi mi contatti e io sarò ben lieta di fornire l’esaustiva mappa della zona disegnata da una panettiera probabilmente in acido.
Ci riproviamo con Noussa, ore 21.00
Di nuovo belli come il sole, abbronzatura, rimmel e stavolta ci scappa anche un tacco, ci facciamo trasportare dallo Stridore a Noussa. Il posto dei divertimenti.
Quattro donne imbellettate da paura e un uomo che a breve accuserà i sintomi della sindrome premestruale, essendo entrato, suo malgrado, nell’universo donna, schiacciato da una maggioranza femminile che sopraffarrà ben presto il suo lato virile.
Giunti in loco e parcheggiato lo Stridore ci dirigiamo alla scoperta di questa località.
Per le stradine affollate di gente e di negozietti molto frou-frou, veniamo pervasi da un senso di vertigine, subito soffocato da degustazione di souvlaki innaffiato da vino retzina.
Il posto ci piace molto: se non fosse per il grande affollamento sarebbe addirittura chic.
Ma noi siamo anche molto stanchi e addirittura cominciamo a caldeggiare l’idea patetica di organizzare un’uscita-discoteca al pomeriggio visto che dopo le 23.30 (ora netta) le nostre energie cominciano a scemare.
Visto che ci siamo messi in testa di assaggiare tutte le specialità locali non manchiamo di consumare una caraffa di ouzo al bar Porto dove, uellallà, il primo figo in assoluto visto finora ci serve al tavolo. Lui ci porta da bere abbastanza imbarazzato mentre tutto il pollaio di donne ridacchia malizioso. Quindi parte una spartizione per potersi spupazzare il malcapitato (con alzata di mano tipo “prima!” “seconda!” “terza!” “quarta!”), ma poi decidiamo di passarcelo direttamente una all’altra seguendo l’ordine di disposizione dei letti (il bello, non certo per lui, è quando Simone, per non essere da meno, esclama: “quinta!”).
Silvia: - Adesso gli infilo un 20 euro nelle mutande e gli dico che sono per il taxi
Niente di fatto. Troppo stanche nonostante l’aggressività.
Il livello di barcollamento sul tacco ha raggiunto punte imbarazzanti.
Riproveremo a tornare a Noussa dopo una certa per vedere se il parterre over 30 aumenta.
Lo stridore ci ha privato dell’emozione vento in faccia. E di una Falcinella nel sedile posteriore che fa le freccie con le braccia.
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