martedì, agosto 29, 2006

MARTEDI' 15 AGOSTO

Pounda beach e un po’ di sana ignoranza

Nota dedicata al cultore di Hitchcock:
Ad una certa ora dell’alba ci è entrato in camera un tizio che ha urlato delle cose in greco e poi è uscito sbattendo la porta. Ci era sembrato una specie di incubo ma quando abbiamo capito che avevamo sognato la stessa cosa abbiamo anche realizzato che era tutto vero.

Tutti quanti noi unitamente allo Stridore decidiamo che è giunto il momento di cambiare spiaggia. La meta odierna si chiama Pounda Beach (ci sono due spiagge con lo stesso nome, una è in prossimità del traghetto per Antiparos – roba molto sauvage per surfisti, dove io e la Falci veniamo illuminate dalla vista di kayak che rimettono immediatamente in gioco la nostra traversata – l’altra è dall’altro lato dell’isola a sud-est).

Tabbozzolandia è una sorta di comprensorio superkitsch che pare di stare in un villaggio. Innanzitutto si entra in un mega bazar che è un po’ Camden Town e un po’ mercato al coperto di Bonola. Poi, passando oltre alle bancarelle di chincaglieria varia (la trance di Goa è il sottofondo più avanti), una serie di piscine con ciccionazzi e buzzicone che carpiano tuffi bomba, un’infilata indefinita di snack bar, ma soprattutto, almeno un’ottantina di diggei e di consolle sparsi qua e là. Il risultato è un unico pezzo dance composto da ottanta pezzi dance diversi suonati contemporaneamente. Inutile dire che il livello di inquinamento acustico raggiunge l’estremo.
Nonostante tutto questo (e scusate se è poco), l’acqua del mare è abbastanza figa e dunque ci posizioniamo sotto un ombrellone.

La perla del Pounda Beach.
Cameriere del baretto che, nel tentativo di abbordare me e la Falci, vede bene di:
- chiederci 30 volte da dove veniamo
- roteare in aria maionese e ketchup per il nostro hot dog manco fosse Tom Cruise nel film “Cocktail”
- raccogliere una serie di rifiuti, che volano in giro per il vento, con un piede prensile
Dal momento in cui ha appena vinto il premio “Gino di Paros” gli fottiamo un tubo di Pringles dal bancone e lui, per tutta risposta, ci fa una serie di sconti su ciò che abbiamo consumato.

Con tutti i nostri 10 timpani fratturati, sul far del tramonto ci trasciniamo fuori dalla Babylonia dei truzzi, senza farci mancare delle scene degne di Mtv-The grind a bordo piscina, e decidiamo di fare una capatina al Santa Maria beach bar.

Santa Maria aiutaci tu

Primo giro killer di mojito a stomaco vuoto.
Io, prima mi cimento in una gara di cruciverba a cronometro, e poi mi lancio in una serie di massaggi “reiki-inventato” talmente apprezzati che mi fruttano ben due cocktail.
Mentre massaggio la Barbara lei mi fa: “Nel caso mi uscisse la spalla dalla sede, sei capace di rimettermela dentro?”. E io mi sento svenire.
La Falci, leggendo la Lonely Planet, si rende conto di colpo di essere in Grecia e tira fuori entusiasmi mai visti per posti, siti archeologici e isole sconosciute.

Secondo giro killer di mojito a stomaco vuoto.
La vacanza pare proprio essere contrassegnata da una serie di conoscenze che sbucano all’improvviso. Dal nulla.
Kostantino si palesa da dietro il tavolino. E quindi dialogo eccezionale:

Kostantino (guardando Barbara): - Meno male che ci sei tu con le stampelle sennò non ci incontravamo
Barbara (indispettita): - Si, guarda, un culo che non ti dico…
Kostantino: - Magari ci vediamo stasera, che fate?
Coro: - Rimaniamo a Parikia a vedere FUOCHI AND FIESTA
Kostantino: - Questa è una cosa tipica di VOI italiani di passare il ferragosto in queste feste piene di famiglie…

La tensione era già montata con la gaffe delle stampelle, aggiungiamoci l’ennesimo “voi italiani” che ci appioppano e otteniamo rabbia vera.

Falci (vena sul collo gonfia e pulsante): - Tu cosa ne sai degli italiani, scusa?
Kostantino: - Io ho studiato a L’Aquila
Falci: - Guarda che l’Italia è grande, circoscrivi la zona. Siamo 50 milioni…
Kostantino: - 56 per l’esattezza
Falci (pronta per lo scacco matto): - Tu invece stasera vai allo Shark?
Kostantino (ingenuo e pieno di orgoglio): - Si
Falci (gesto dell’ombrello): - Col cazzo che noi veniamo in quel posto di merda!

Liquidato Kostantino, dal nulla compaiono subito dopo Lefteris e Rick. Vogliono mangiare degli appetizers in campeggio e poi andare a dormire. Ci invitano. Decliniamo.
Discretamente ubriachi e desiderosi di una doccia ci dirigiamo con trenino e urletti verso il parcheggio. Il baretto chiude i battenti.
Serata meravigliosa. Stellata da capogiro.

La brum del capo…

Cosa può venire in mente al “solito gruppo di italiani in vacanza” che improvvisamente si trova dentro una macchina parcheggiata completamente al buio in una specie di deserto?
Ovviamente l’infernale giochino delle sgommate.

“Vai Ghezzi picchia sull’acceleratoreeeeeeeeeeee…!”

E dopo due minuti al cardiopalma, degni di Darix Togni con dell’ecstasy in corpo, il Ghezzi si ferma di colpo. “Forse si è rotto qualcosa” e poi “anzi no, abbiamo bucato una gomma”.
Prima reazione: risate da mal di pancia (noi dietro abbiamo addirittura continuato a mangiare delle patatine)
Seconda reazione: “e adesso che cazzo facciamo?”
Il Ghezzi estrae il crick e noi proviamo ad illuminare con i telefonini la ruota.
Scena patetica, Urge aiuto.
Passano pochi minuti e, chiamatolo, accorre Lefteris con un amico dall’originalissimo nome di Kostantino e dai meravigliosi bermuda in seta cinese.
I tre uomini tentano senza successo di estrarre la ruota bucata.
Immediata una telefonata al Louki. Dopo il quad e le altre peripezie pensiamo all’unisono che questa è l’ennesima figura di merda con la robustona.
Il Kosta in seta cinese prende possesso della conversazione telefonica e comincia a parlare in un greco incazzoso che sembra quasi barese.
Dopo un po’ la situa si sblocca, la gomma si cambia, le battute si sprecano, torniamo a Parikia.
Sorvoliamo sul fatto che, sia quando abbiamo chiesto aiuto ai due manzi, sia quando abbiamo comunicato alla robustona del fattaccio, tutti hanno immediatamente ipotizzato la causa del buco nella gomma: “il solito gioco che fate voi italiani nei parcheggi”.
Lefteris e il Kosta tornano al parcheggio dal bel Rick (soprannominato: un Gino imprigionato in un corpo da fotomodello).

Il tragitto in macchina verso Parikia ci ha offerto:
- visione dell’unica fabbrichetta (siderurgica) di tutta Paros, sulla spiaggia e in mezzo alle pecore (ho subito fatto notare che sicuramente vi produrranno delle fete di alluminio)
- i soliti asili disseminati per il territorio che di giorno sono sempre vuoti (te credo, i bambini saranno anche tutti morti, dopo un giro sullo scivolo al sole a 50 gradi, per colpo di calore)
- repertorio di canzonette italiane sfoggiate gomito fuori dal finestrino tra una curva e l’altra
- arrivo al parcheggio di Parikia con un motivetto dedicato ad Anna Platanou:
“Ammazza la vecchia col crick, e se non muore col crack”

A Parikia riviviamo la stessa scena della sera precedente: stesso ristorante commovente, stesse ordinazioni, stessi vicini di tavolo.
Ciò che è cambiato è che non siamo proprio belli come il sole ma piuttosto sozzi, ubriachi e con la stupidera. Per di più il mio coefficiente di femminilità sta scendendo di molto sotto lo zero. A tal proposito Simone vorrebbe annotare due o tre cosine.

Note di Simone al mio coefficiente di femminilità: “Ingresso al ristorante di Simo e Vale: abbozziamo un sorriso sincero, ma il nostro passo viene troncato da un’inciampata della Vale che lei supera con calma olimpica e non-chalance degna di un attore di teatro. Arrivati finalmente al tavolo, Silvia ci dice di aver confessato il nostro stato di ubriachezza ai nostri vicini di tavolo (un amico di silvia + una coppia - lei paffuta e truccata pesante con acconciatura voluminosa anni ’80, lui tondo e tranquillo). La Vale non si lascia sfuggire l’occasione ghiottissima di simulare il dialogo di Silvia coi vicini (in prossimità dei vicini, of course). “Aoh bella! Anvedi sta mignottona! Oh ma che, ieri siete scappati senza pagare? Come? Avevate bevuto troppo? T’è venuto pure il cagotto? Anvedi sti due stronzi tutta notte a fare merda a spruzzo! Vabbè, ascolta, ora ti suono Fra Martino campanaro con le ascelle…”. A questo punto io, preso dall’imbarazzo, sento che la ragazza dei vicini (il mignottone, per intenderci) sta commentando il monologo della Vale: “è partita la ridarola!” dice in tono sorridente. Pericolo scampato. Le è sfuggita la parte del mignottone”.
Nb.: Mi permetto di aggiungere che quando sono ubriaca e parlo in romanesco sono solita apostrofare le persone con un finissimo “A Nandooo!”. Chapeau.

A casa io e la Falci rimuginiamo su cosa possiamo portare via dalle nostre stanze, seguendo una corrente cleptomane abbastanza inutile ma che oramai ci possiede. Non c’è un bel niente da fottere a parte due orrendi quadretti di cui uno a punto croce.
Ci penseremo su, ci dormiremo su, ci sogneremo su.
Sull’aria di “La isla bonita”: “Last night I dreamt of Sandiegoooooooooo!”

In tutto ciò Simone, oltre ad aver veramente deposto degli sterpi sul tristo luogo dell’incidente con il quad (è vero, lo giuro):
-ha i sintomi della sindrome premestruale
-produce feromoni
-comincia a fare la pipì seduto
E a tutti quelli che gli pongono la seguente domanda: “Ma non ti senti l’uomo più fortunato del mondo ad andare in vacanza con quattro belle donne?”
Lui risponde: “Ho conosciuto più uomini in questa settimana che nell’ultimo anno”.

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